Qualche mese fa ho partecipato ad un’esperienza con il comitato “Perché no?” in una scuola media. Si trattava di presentare il nostro lavoro ai ragazzini di seconda. Entrata la prima classe, abbiamo iniziato a raccontarela Bosnia. Moltidegli avvenimenti che ne hanno segnato la storia non li conoscevo neanche io. Mi sono reso conto che da noi difficilmente la scuola ci educa ad osservare i problemi da più punti di vista. E’ stato un lavoro molto interessante e la mattinata è andata alla perfezione. Poi, qualche minuto prima che la campanella indicasse il cambio dell’ora, ha preso la parola una ragazza che con poche parole, anzi una semplicissima domanda, ci ha posto di fronte ad un problema che molti si pongono, ma al quale nessuno, credo, sia riuscito a dare una risposta.
«Ma noi che cosa possiamo fare?»
Molto spesso accade che alle domande più banali non si riesca a dare risposta.
Forse perché non esiste un’unica spiegazione a questi interrogativi. Ognuno, con le proprie esperienze e con la propria sensibilità, fornisce a se stesso la sua personale risposta.
O forse perché proprio la risposta è così complicata che non riusciamo a scorgerla nel nostro vissuto quotidiano.
A volte gli sforzi che facciamo per cambiare la società in cui viviamo non vengono ripagati dai risultati ed ogni piccola conquista che raggiungiamo è inevitabilmente accompagnata da un’infinità di rischi e problemi, tanto che ogni tanto desistiamo dal perseguire il nostro obiettivo. A volte si vorrebbero vedere subito i frutti del nostro lavoro mentre spesso non basta una vita. A volte sembra che nonostante il nostro impegno ci si allontani sempre di più dall’obiettivo.
In realtà dobbiamo essere consapevoli dell’importanza delle nostre azioni. Nulla di ciò che facciamo passa senza lasciare traccia. Ogni piccolo gesto può influire su ciò che ci circonda, sulle persone che conosciamo e a cui vogliamo bene, ed anche su noi stessi. Siamo noi, ogni giorno a decidere dove e come impiegare le nostre forze, a cosa dedicarci, cosa comprare, a cosa rinunciare, insomma, come vivere. Ogni nostra scelta può fungere da base per il cambiamento del mondo in cui viviamo.
Forse questa è solo la speranza di un ventenne che crede davvero nell’importanza di essere partecipi al mutamento della società in cui vive. Non pretendo di cambiare il mondo, a dire il vero non mi interessa neppure farlo, mi sento solo in dovere di non guardarlo scorrere senza essere, nel mio piccolo, partecipe al suo miglioramento.
Credo tuttavia che per non essere delle semplici comparse nella propria vita, non si possa essere da soli. Il vero cambiamento è quello che si crea mettendosi in discussione, incontrandosi e talvolta anche scontrandosi con idee e realtà diverse da quelle a cui siamo abituati; e questo è possibile soltanto costruendo un percorso con altre persone.
Non so se tutto questo possa essere una risposta per quella ragazza. Non credo. In realtà non so neppure se possa essere una risposta per me.
Io ci ho provato.