Sarajevo: avanti con le proteste
E’ il settimo giorno di proteste davanti al Parlamento della capitale bosniaca. Centinaia di cittadini e cittadine, provenienti da diverse città del paese, continueranno la protesta finché non verrà approvata la legge nazionale sul numero di identificazione personale senza il quale i bambini nati da febbraio in poi non possono ottenere i documenti d’identità.
Il 5 giugno nella piazza davanti al Parlamento, c’erano 300 manifestanti. Due giorni dopo erano decuplicati: madri con bambini nei passeggini, giovani, anziani, donne e uomini, attiviste e attivisti di associazioni, semplici lavoratori. Ma poi anche artisti, componenti di band musicali, intellettuali.
Da due giorni esiste un profilo Facebook. Conta già più di 5.000 like e l’appello è: “Non recediamo dalle nostre richieste: l’approvazione della legge sul JMB e la costituzione di un fondo di solidarietà per i casi come Belmina nel quale si dovrà versare il 30% degli stipendi di parlamentari e ministri”. Altrimenti si protesterà ad oltranza.
E’ Belmina la miccia che ha fatto partire le proteste. Nata tre mesi fa, gravemente malata, necessita di intervento sanitario urgente all’estero. Ma senza il Jedinstveni Matični Broj Gradjana (JMBG), cioè il numero di registrazione nazionale della sua nascita non può ottenere documenti di identità e quindi nemmeno il passaporto.
Una protesta che in sei giorni ha superato i confini di Sarajevo. Come un’onda inarrestabile ha risvegliato l’opinione pubblica e la società civile di diversi luoghi del paese, che hanno organizzato proteste nelle loro città o sono partiti alla volta di Sarajevo.
Sostegni alle proteste sono man mano arrivati dall’estero: da paesi della regione sudest europea come Serbia, Croazia e Macedonia, ma anche da paesi dell’Ue, dall’Africa e dagli Stati Uniti.
Oggi è prevista una manifestazione di massa con inizio alle ore 12.00 in Trg Bosne i Hercegovine. Ad essa si affianca il sostegno di 1.500 tassisti, che partiranno alle 11.00 con le loro auto di servizio dal quartiere di Marijin Dvor per raggiungere gli altri manifestanti.
“Ai politici che ci dicono di aspettare le elezioni del 2014 possiamo solo rispondere: non abbiamo più da attendere nulla! Il vostro (non) lavoro pesa sulla nostra vita, e la vita non aspetta il 2014″ recita il comunicato stampa dell’iniziativa che da pochi giorni ha preso il nome di JMBG za sve #jmbg za sve “, “JMB per tutti”.
“Invitiamo tutti i cittadini e le cittadine della Bosnia Erzegovina a uscire in strada e non aspettare il 2014 – prosegue il comunicato stampa – perché i politici che non hanno approvato la legge stanno violando il diritto inalienabile di tutti i bambini del paese e se si protesterà tutte e tutti uniti e solidali, dopo 20 anni di gestione irresponsabile del paese i politici dovranno rispondere”.
Il video, realizzato con fermo-immagini delle proteste, è accompagnata da una canzone nata in questi giorni: “Non rinuncio al JMBG”
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=5XlEFU-ip3I#!
Il 5 giugno nella piazza davanti al Parlamento, c’erano 300 manifestanti. Due giorni dopo erano decuplicati: madri con bambini nei passeggini, giovani, anziani, donne e uomini, attiviste e attivisti di associazioni, semplici lavoratori. Ma poi anche artisti, componenti di band musicali, intellettuali.
Da due giorni esiste un profilo Facebook. Conta già più di 5.000 like e l’appello è: “Non recediamo dalle nostre richieste: l’approvazione della legge sul JMB e la costituzione di un fondo di solidarietà per i casi come Belmina nel quale si dovrà versare il 30% degli stipendi di parlamentari e ministri”. Altrimenti si protesterà ad oltranza.
E’ Belmina la miccia che ha fatto partire le proteste. Nata tre mesi fa, gravemente malata, necessita di intervento sanitario urgente all’estero. Ma senza il Jedinstveni Matični Broj Gradjana (JMBG), cioè il numero di registrazione nazionale della sua nascita non può ottenere documenti di identità e quindi nemmeno il passaporto.
Una protesta che in sei giorni ha superato i confini di Sarajevo. Come un’onda inarrestabile ha risvegliato l’opinione pubblica e la società civile di diversi luoghi del paese, che hanno organizzato proteste nelle loro città o sono partiti alla volta di Sarajevo.
Sostegni alle proteste sono man mano arrivati dall’estero: da paesi della regione sudest europea come Serbia, Croazia e Macedonia, ma anche da paesi dell’Ue, dall’Africa e dagli Stati Uniti.
Oggi è prevista una manifestazione di massa con inizio alle ore 12.00 in Trg Bosne i Hercegovine. Ad essa si affianca il sostegno di 1.500 tassisti, che partiranno alle 11.00 con le loro auto di servizio dal quartiere di Marijin Dvor per raggiungere gli altri manifestanti.
“Ai politici che ci dicono di aspettare le elezioni del 2014 possiamo solo rispondere: non abbiamo più da attendere nulla! Il vostro (non) lavoro pesa sulla nostra vita, e la vita non aspetta il 2014″ recita il comunicato stampa dell’iniziativa che da pochi giorni ha preso il nome di JMBG za sve #jmbg za sve “, “JMB per tutti”.
“Invitiamo tutti i cittadini e le cittadine della Bosnia Erzegovina a uscire in strada e non aspettare il 2014 – prosegue il comunicato stampa – perché i politici che non hanno approvato la legge stanno violando il diritto inalienabile di tutti i bambini del paese e se si protesterà tutte e tutti uniti e solidali, dopo 20 anni di gestione irresponsabile del paese i politici dovranno rispondere”.
Il video, realizzato con fermo-immagini delle proteste, è accompagnata da una canzone nata in questi giorni: “Non rinuncio al JMBG”
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=5XlEFU-ip3I#!
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso